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Purgarse il sangue; e ’n un momento tutta
1100Languente e smorta la nemica schiera
Non con altro timor per terra cade,
Che se ’l folgor vicin, se folta pioggia,
Se ’l tempestoso Coro intorno avesse
Scosse e svelte al giardin le piante e l’erbe.
1105Or non vo’ più contar (ché lungo f"ra)
Del ventre del monton, del fele amaro
Del cornuto giovenco; e per le talpe
Arder le noci, e col possente fumo
Scacciarle altrove, o rimaner senz’alma.
1110Contr’alle nebbie ancor s’arme il cultore,
Riempiendo il giardin per ogni parte
E di paglia e di fien; poi come scorga
Avvicinarse a lui, tutta in un tempo
La fiamma innalzi, e più non tema offesa.
1115Molti modi al frenar già mise in uso
La rozza antichità l’aspre procelle,
E le sassose grandini che spesso
Rendon vane in un dì d’un anno l’opre.
Chi leva sovra al ciel di sangue tinte
1120Le minaccianti scuri, e chi sospende
Qualche notturno uccel coll’ali aperte;
Altri cinge il terren colla vite alba;
Chi d’antica giumenta ivi entro appende,
Chi del pigro asinel la testa ignuda;
1125Chi del vecchio marin l’irsuta spoglia,