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Gli altri di ch’io parlai, l’istessa cura,
L’istesso trapiantar, nel modo istesso
Ricercan tutti pur; ma d’ogni tempo
Nella matura etade e nell’acerba
860Voglion l’onda maggior, senza la quale
Hanno il parto imperfetto e ’l gusto amaro.
L’acqua con tal desio dietro si tira
Il tener citriuol, che chi gli ponga
D’essa un vaso vicin, fuor di credenza
865La scabbiosa sua scorza in lungo gire
Tanto avanti vedrà, che quella arrive:
Or quanto ama costei, tanto odio porta
Al palladio liquor; ché s’ei lo senta
Troppo appresso restar, ritorce indietro
870La fronte schiva, e si ravvolge in giro.
Vuol la zucca, più d’altra, al seme cura:
Chi l’ama più sottil, di quello elegga
Che gli truovi nel collo; e chi più grosse,
Di quel del ventre; e chi dal basso fondo
875Torrà del seme, e che riverso il pianti,
Avrà frutti di lui spaziosi ed ampi.
Il rosso petroncian, ch’a queste eguali
Cerca terra e lavor, compagno vada;
Ch’ella nol schiferà purch’aggia loco
880Ove stender le frondi, e porre i figli.

Or ch’ha l’opre miglior condotte a fine
L’esperto giardinier, di quelle erbette