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Di bei dipinti fior, di vaghe erbette
560Colme di vari odor, le piante e i semi.
Prima a tutte altre sia la lieta e fresca,
Amorosa gentil lodata rosa;
La vermiglia, la bianca, e quella insieme
Ch’in mezzo ai due color l’aurora agguaglia;
565Sicché ’l campo pestano e ’l damasceno
Di bellezza e d’odor non vada innanzi.
Chi non voglia aspettar (ché molto indugia
Il suo seme a venir), radici e piante
Metta intorno al giardin, ove non manche
570Né soverchie l’umor; ché quel l’affligge,
Questo le toe virtù: siano ove guarde
Apollo al mezzodì. Chi vuol più folta
Aver schiera di lor, sotterra stenda,
Di propaggine in guisa, i miglior rami,
575A cui l’aglio vicin l’odore accresce
Più soave e miglior, quanto è più presso.
Quando il verno è maggior, di tepide onde,
Cavando intorno, le radici irrore,
Chi desia di poter quando più giela,
580E quando nulla appar di vivo al mondo,
O ’l bel candido seno o i biondi crini
Della sua donna ornar, e farla accorta
Che ’n van non sia di sua bellezza avara:
Ché qual la rosa ancor caduta e frale,
585La guastan l’ore, e non ritorna aprile.