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Or del lubrico asparago il cultore
Prender la cura deve; e se dal seme
Vuole il principio dargli, il luogo elegga
Ben lieto e molle, e gli apparecchie il seggio
Levato in alto, e d’ogn’intorno il possa
510Purgar dall’erbe, e che non venga oppresso
Dagli armenti, da gregge, o d’uman piede.
Ma chi più tosto voglia il frutto avere,
E più grato il sapor, congiunga allora
Dei selvaggi che stan fra boschi e siepi,
515Molte radici in un: che più robusti
Saran degli altri, e con men cura assai;
Quasi il rozzo pastor che d’acqua e vento,
E di nevi e di sol già per lungo uso
Non sente offesa, e la vil paglia e ’l fieno,
520Come ai ricchi signor gli aurati letti,
E i panni peregrin, le piume e gli ostri,
Son dolci e cari; e in ogni parte alberga
Culta o sassosa, e non gli cal del cielo.
Quei che di seme son, tratte il cultore
525Con più dolcezza; e quando il verno scende
Della sua prima età, dal gelo il cuopra:
Né il tenerel suo germe sveglia affatto
Dalle radici fuor (che troppo offende
Quando è giovine ancor); ma rompa il mezzo
530Pur leggermente; e dopo l’anno terzo,
E poi sovente ancor (perché gli accresca