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Di quei che innanzi van segnando l’orme.
Non pensi alcuno in van, che l’aria e ’l cielo
Sian l’intera cagion ch’all’alme imprima
400Le varie qualità: che se ciò fusse,
L’onorato terren ch’ancor soggiace
Al chiaro attico ciel, l’antica Sparte,
Il corintico sen, Messene ed Argo,
E mille altri con lor, che fur già tali,
405Non con tanta viltà, con tanta doglia,
Con lor tanto disnor, tenuto il collo
Sotto al tartaro giogo avrian tanti anni:
Né in quel famoso nido in cui dapprima
Quei grandi Scipïon, Cammilli e Bruti
410Nacquer con tanto amor, sarian dappoi
Lo spietato d’Arpin, Cesare e Silla
Venuti a insanguinar le patrie leggi,
E sotterrarsi ai piè con mille piaghe
E tra mille lacciuoi la bella madre:
415Né il mio vago Tirren ch’ebbe sì in pregio
La giustizia e l’onor, sarebbe or tale,
Che quel paia il miglior, che più s’ingrassa
Del pio sangue civil, che intorno mande
Più vedovelle afflitte, e figlioli orbi,
420Privi d’ogni suo ben, piangenti e nudi:
Né tutta Italia alfin, che visse esempio
Già d’intera virtù, sarebbe or piena
Di tiranni crudei, di chi procacce