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Per la nuova stagion spenta la sete,
E bagnato dal ciel: ma s’ei ritrova
E dal vento e dal sol sì dura e secca
265La scorza come suol, sopr’esso induca
Del soprastante rio con torto passo
Il liquido cristallo, e d’esso il lasce
Largamente acquetar l’asciutte voglie:
Ma se ’l loco e se ’l ciel gli negan l’onde,
270Lo consiglio aspettar ch’al dì più breve
Scorga innanzi al mattino in oriente
La Corona apparir che Bacco diede
Alla consorte sua che ’l bel servigio
All’ingrato Teseo già fece in Creta.
275Chi procura il giardin cui sempre manche
Per natura l’umor, più addentro cacce
Lavorando il marron tre piedi almeno:
Quel che per sé n’abbondi, e che si possa
Nel bisogno irrigar, men piaga porte.
280Poich’avrà in ogni parte al ciel rivolto,
Lo lasci riposar, che ’l crudo gielo
Tutto triti il terren, le barbe ancida;
Che non men lo suol far, che Febo e ’l luglio.
Tosto che ’l tempo rio, montando il Sole,
285S’arrende al maggior dì che già discioglie
Dal ghiaccio i fiumi, e la canuta fronte
Del nevoso Apennin più rende oscura;
Ripercuota il terren, disponga e formi
Ben compartiti