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Quello è perfetto sol, che ben conface
Al formato giardin, fra questo e quello.
210Surghin quadrate poi con vago aspetto
L’altre parti, tra lor distanti e pari,
Ove denno albergar i fiori e l’erbe.

Or non lunge da lui, dove più guarde
Apollo al minor dì, componga in quadro
215Altro angusto orticel, disgiunto alquanto,
Ma nell’istessa forma; intorno cinto,
Che nol possa varcar pastore o gregge;
E ben chiuso dai venti in ogni parte.
Lì per l’api albergar componga in giro,
220O di scorza, o di legno entro cavato,
O di vimin contesti, o d’altri vasi,
Brevi casette ove assai stretto il calle
Dia la porta all’entrar, perché non possa
Caldo e giel penetrar; ché questo e quello
225È, struggendo, e stringendo, al mèl nemico:
Ma di frondi e di limo ogni spiraglio
Ben sia serrato; e tutti i tristi odori
E di fumo e di fango sian lontani;
Né soverchio romor l’orecchie offenda.
230Di fonte o di ruscel chiare acque e dolci
Per gli erbosi sentier corrin vicine;
Ove in mezzo di lor traverso giaccia
Pietra, o tronco di salcio, ove aggian sede
Da riposar talor, seccando l’ali
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