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Nascer ad uno ad un: dà lor sostegni,
Dona la forma allor; ché i buon costumi
Mal si ponno imparar chi troppo invecchia.

Or con dotta ragion misuri e squadri
185Il già chiuso giardin. Ove più scaldi
Apollo al mezzodì, dove le spalle
Son volte all’Aquilon; rompa all’aprile,
Per seminarlo poi nel tardo autunno.
Quel che men curi il giel che volge all’Orse,
190O l’albergo vicin l’adombre o ’l colle,
E più abbonde d’umor; zappi all’ottobre,
E nel tempo novel la metta in opra.
Tiri dritto il sentier, che ’l dorso appunto
Parta tutto al giardin: poi dal traverso
195Venga un altro a ferir, sì messo al filo,
Che sian pari i canton, le facce eguali,
Talché l’occhio al mirar non senta offesa,
Né sian l’opre maggior più qui ch’altrove.
Ove abbonde il terren, si ponno ancora
200D’altre strade ordinar; ma in quella istessa
Norma e figura pur, lassando in mezzo
Simigliante lo spazio sì, che tutte
Di un medesmo fattor sembrin sorelle.
Il troppo ampio cammin che quasi ingombre
205Quanto i semi e ’l lavor, non merta lode:
Lo strettissimo ancor, che mostri avaro
Di soverchio il padron, di biasmo è degno: