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Tocchi l’albergo suo, talché stia pronto
L’occhio e l’opra ad ognor, né gli convegna
75Lunge andarlo a trovar; così potrasse
Or la vista goderse, or l’aria amena,
Or gli spirti gentil che i fiori e l’erbe
Spargon con mille odor, facendo intorno
Più salubre, più bel, più chiaro il cielo;
80Né il rapace vicin, la greggia ingorda
Potran danno apportar, ch’ascoso vegna:
E ’l giovenco e ’l monton la mandra e ’l letto
Tengan così vicin, che in pochi passi
Possa il saggio ortolan condurvi il fimo
85Ch’è la mensa e ’l vigor della sua speme.
Sia dall’aia lontan, perché la polve
Della paglia e del gran dannosa viene.
Quel si può più lodar, che ’n piano assegga
Pendente alquanto, ove un natio ruscello
90Possa il fuggente piè drizzar intorno,
Come il bisogno vuol, per ogni calle:
Ma chi nol puote aver, sotterra cerchi
Dell’onda ascosa; e se profonda è tale,
Che già l’opra e ’l sudor sia più che ’l frutto;
95Ove più s’alze il loco, ampio ricetto
O di terra o di pietre intorno cinga
Per far ampio tesor l’autunno e ’l verno
D’acqua che mande il ciel, perch’ei ne possa
All’assetata estate esser cortese.
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