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Onde porta il terren l’acerbe piaghe,
695Sian messe tutte insieme; e tante n’aggia,
Che n’avanzi al lavor qualcuno ognora:
Più là sien per potar gli aguti ferri,
Il tagliente pennato, il ronco attorto:
Doppie scure vi sien, le gravi e levi,
700Per tagliar alle piante il braccio e ’l piede:
Delle biade e del fien le adunche falci
Li sospenda tra lor; né lunge lasse
Qualche pietra gentil ch’aguzze e lime,
E l’incude e ’l martel, che renda il taglio:
705Lì, per batter il gran nei caldi giorni,
Il coreggiato appenda, il cribro e ’l vaglio,
La vil corba, la pala, e gli altri arnesi
Da condur le ricolte al fido albergo.
Ma che? voglio io contar tutte le frondi
710Che in Ardenna crollar fan l’aure estive,
S’io mi metto a narrar quanti esser denno
Gli instrumenti miglior di che il villano
Tutto il tempo ha mestiero, e ch’ei si deve
Procacciar e servar gran tempo innanzi?
715Chi porìa nominar tanti altri vasi
Per la vendemmia poi? tanti altri ingegni
Per ulive, per frutti? e tante sorti
Sol di carrette, d’erpici e di tregge,
Le quai, benché hanno albergo in altro loco,
720Pur saria senza lor la villa nuda?