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Che sapor non ritenga amaro o salso,
Né di loto o terren ti renda odore:
E se mancasse ancor, di ampie citerne
Supplisca al fallo, ove per tutto accoglia
455Quanta pioggia ritien la corte o ’l tetto.
Così lì presso, e del medesmo umore,
In qualche altro ricetto ove alle sponde
S’agguaglin l’acque, per armenti e gregge
Faccia al tempo piovoso ampio tesoro.
460Questa si vede a manifesta pruova,
Ch’è più salubre all’uom dell’altre tutte,
E di più gran virtude; ed è ben dritto,
Se per man di Giunon ci vien dal cielo.
L’altra è poi la miglior, che nata in monte,
465Vien ratta in basso, e per sassosi colli
Il lucente cristallo e ’l freddo affina.
La terza è quella che del pozzo saglia;
Purché ’n valle non sia, ma in alto assisa.
Quella è dappoi, che di palude uscendo,
470Pur così lentamente il corso prende.
L’ultima alfin, che del suo basso stagno
Non sa muovere un passo, e pigra dorme:
Questa è maligna tal, che non pur l’uomo,
Ma tutto altro animal fa infermo e frale.
475Or se per caso alcun ti desse il sito,
Di fiume o di ruscel qualche alta riva;
Prender si puote ancor; ma far in guisa