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Quel, per più larga aver la sua sementa,
E dar caro ricetto ai verdi prati,
345E la canna nutrirne, il salcio e l’olmo;
Questi, per rivestir di vari frutti,
E lieti consacrargli a Bacco e Palla:
Altri alle gregge pur per cibo e mensa
Lassarne ignudi; e per frumenti ancora,
350Quando piove soverchio, usar si ponno.
Picciole selve poi, pungenti dumi
Si den bramar, e le fontane vive
Per trar la sete il luglio a gli orti e ’l fieno.

E sopra tutto ben si guarde intorno
355Chi sia seco confin: ché minor danno
Alle biade fiorite a mezzo il maggio
Porta il secco aquilon, o in sullo agosto
L’impia grandine a Bacco, o ’l marzo il ghiaccio,
Che ’l malvagio vicino al pio cultore.
360Non pòn sicure andar armenti o gregge;
Ch’a difender non val pastore o cane:
Non può il ramo servar al tempo i frutti,
Né lunghi giorni star la pianta verde;
Ch’invidioso e rapace aspra procella
365Si può dir al terren cui presso giace.
Molti han pensato già che miglior fusse
Il nulla posseder, che averse accanto
Chi pur la notte e ’l dì con forza e ’nganno
Dell’altrui faticar si pasca e vesta.
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