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importuna gallina o ’l porco infame
Non si possa appressar, che d’essi scenda
Penna o lordura, che n’ancise spesso:
Né il tuo picciol figliuol per colli e prati
L’affanni al corso; ché soverchia noia
240Così grave animal ne sente e danno.
Or che già scorge alla grassezza estrema
Tra la quercia e ’l castagno il porco ingordo,
Tempo è di far della sua morte lieta
L’alma Inventrice delle bionde spighe;
245E quando gira il ciel più asciutto e freddo,
Seppellirlo nel sal per qualche giorno;
Trarlo indi poscia, e lo tener sospeso
Ov’è più caldo e più fumoso il loco,
Esca e ristoro all’affannata gente
250Che dai campi a posar la notte torna.

Tempo è di visitar le regie soglie
Dell’api al più gran giel, che dentro stanno,
Né s’ardiscon mostrar la fronte al cielo;
E bene esaminar se i lor tesori
255Sien ripieni abbastanza: ché sovente
O l’avaro villan troppo ne tolse,
O qualch’altro animal n’ha fatto preda;
Ond’a ’l freddo e ’l digiun restano inferme.
Qui non gravi al cultor di propria mano
260Portar nuova esca: delle arenti rose,
Del cotto mosto, delle più dolci uve