Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/142

Ma che ’l natio valor rimanga intero,
Ed or più che giammai, che l’acqua e ’l gielo,
210E sovente il digiun, più danno reca,
Che del luglio il calor; prendasi adunque
Cipresso e ’ncenso ch’una notte sola
Tenne sotto al terren nell’acqua immerso;
E per tre giorni poi lo doni a bere
215Al mansueto bue: ma questo fasse
Anco ai tempi miglior, non pur al verno.
Chi gli spinge talor dentro alla gola
Intero e crudo a viva forza un uovo;
Poi l’odorato vin dove sia misto
220Dell’aglio il sugo, nelle nari infonde;
La tristezza gli ammorza, e ’l gusto accende.
Altri metton nel vino olio e marrobbio,
Altri mirra, altri porri, altri savina,
Altri della vite alba, altri scalogni,
225Chi il minuto serpillo, e chi la squilla,
E chi d’orrida serpe il trito scoglio,
Che scaccian tutto il mal, purgan le membra,
E le fanno al lavor robuste e ferme.
Ma sopra ogni altra alfin la negra amurca
230Per ingrassar gli armenti ha più virtude;
E felice il villan che a poco a poco
Gli può tanto avvezzar, che d’essa, al pari
Delle biade e del fien, gli renda ingordi!
Poi guardi ben, ch’al suo presepio intorno
235L’