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Poi, per liti schifar dal mal vicino,
Manifesto segnal di ferro e foco
Lor faccia tal, che non vi vaglian frode.
Or perché le campagne e i nudi colli
185Non han più da nodrir gli erranti buoi;
Sotto il tetto di quei, di nuovi cibi
La mensa ingombri: e perché spesso il fieno
Manca in più luoghi, e per sé stesso ancora
Non gli basta a tener le forze intere;
190Le cicerchie e i lupin, fra l’onde posti
Gran tempo a macerar, con trita paglia
Mischiar si deve: e se non hai legumi,
Puoi la vinaccia tor, che dà vigore
Non men che quelli; e vie miglior si truova
195La men pressa e lavata, che di vino
E di vivanda in un forza ritiene;
Onde lieti si fan, lucenti e grassi.
Non rifiutan talor la secca fronde
Della vite, dell’elce e dell’alloro,
200E del ginepro umil che punga meno,
Colla dodonea ghianda; avvegna pure,
Che scabbiosi alla fin gli può far questa.
L’altre gregge minor l’istessa cura
Quasi han, che quelli, alla stagion nevosa.
205Ma perch’oltra il cibar, conviensi ancora,
Che ’l bifolco e ’l pastor pio veggia innanti,
Che nulla infermità lor faccia offesa,