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Dipartendo dal Sol, chiarezza acquisti
In giovinetta età ch’a primavera
Di dolcezza e virtù si risimiglia:
805Quinci divoto a Cerere porgendo
Vittime, sacrifici, incensi e voti,
L’alto Lume del ciel, Flora e Rubigo
Preghi, ch’aiutin quei, questa non noccia:
Poi con buono sperar, e lieto in vista,
810Dia principio felice ai suoi desiri.

Chi possedesse il pian che dritto guarde
L’alto punto d’Apollo, aprico e trito,
Quel beato saria: ché bench’il colle
Renda più forte il gran, ne torna alfine
815Tanto poco al villan, che ’l figlio plora.
Ov’è grasso il terren, men seme spanda;
Nel più magro e sottil, più sia cortese:
Getti più raro il gran quel ch’è primaio,
O che nel seminar piovoso ha il cielo;
820Più spesso e folto, chi più tardo indugia,
O che ’l tempo seren incontra a sorte.
Poi coll’aratro in man solcando muova
Il ricco campicel dei nuovi semi;
Dietro a cui seguan poi la sposa e i figli
825Che colle marre in man ricuoprin sotto
Quel gran ch’appare, e l’indurate zolle
Rompin premendo: ché ove sia più trito
Da costoro il terren, più lieto viene.