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L’inghirlanda, ove puoi, di grasso fimo,
Perché scorrendo poi di giorno in giorno
L’umor del verno lo traporte addentro,
670E lo scaldi e nodrisca, onde divegna
Più giovin la virtude, e lieti e freschi,
Più soavi e maggior ti porti i frutti.
Ma s’egli è che ’l terren simigli a sabbia,
Della più grassa creta ivi entro spargi,
675Se pur cretoso sia, la sabbia adopra:
Che l’una all’altra vien cortese aita;
E maggior s’hanno amor, ch’al fimo istesso.
Non si deve or lassar la canna indietro,
Ch’esser sostegno possa al tempo poi
680Alla pianta novella, all’umil vite;
Ch’or vien matura: e dalle sue radici
Tagliar conviensi dolcemente pure
Sì, che quel che riman, non senta offesa.
Né, dopo questo, ancor riposo done
685Agli agresti instrumenti il buon cultore;
Perché l’autunno sol più d’opre ingombra,
Che non fa quasi poi dell’anno il resto.
Non men che a primavera, e spesso meglio,
Si puon tutti piantar per questi tempi
690Arbusti, arbori, frutti, e vigne insieme.
Prenda pure il magliuol, prenda il piantone,
Prenda ogni ramuscel, prenda ogni tronco;
E con modo e ragion elegga il seggio