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O di paglia o di fien coverchio faccia;
425Poscia all’un de’ suoi quadri, o tronco o ramo
Adatte in modo tal, robusto e grave,
Ch’aprir possa o serrar come a lui piace,
E quando uopo gli sia, menarlo in giro:
E si dee fabbricar dove non possa
430Torgli il lume del sol muraglia o pianta:
Poi colti e freschi all’apparir del giorno,
Gli ponga ivi distesi; ma non sieno
O soverchio maturi, o troppo acerbi;
E come volge Apollo, ed esso volga
435Spesso il coverchio, perché renda a quelli
Col suo riverberar più caldi i raggi:
Indi che parte il sol, chiuder si denno,
E così quando vien pruina o pioggia;
Ch’ogni umor ch’ivi scenda, è lor dannoso.
440Poiché appassiti fieno, in cesta o in vaso
Ben calcati tra lor serrar conviense;
E ’n secchissima parte alfin riposti,
Per gran tempo gli avrai compagni fidi.
Altri ne vidi aver sì grasso e bello
445Questo frutto gentil, ch’al terzo giorno
Ch’egli è posto al calor, diviso l’hanno,
E rimesso a seccar col ventre in alto:
Poscia al vespro che vien, raggiunti insieme,
Pur gli scaldano ancor; quinci in canestri,
450Come gli altri fra noi, gli dànno albergo.