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Chi fa il buon viator sicuro e lieto
290L’alte nevi stampar, calcar i ghiacci,
Se non questo liquor, ch’ardente e vivo,
Di più d’un lustro antico, e non offeso
Dall’onde d’Acheloo, nel più gran verno
Può in mezzo l’Apennin portar aprile?
295Poi quando a noi la rondinella riede,
Che vigor, che dolcezza a i corpi e l’alme
Dona il soave vin ch’alle chiare onde
Del rivo cristallin sia fatto sposo!
Non ci porta ei ne’ cor Ciprigna e Flora?
300Poiché Febo montando al punto arriva
Onde le piagge e i colli in fiamma e ’n foco
Torna coi raggi suoi, ch’appena ardisce
Trar la testa di fuor pur il lacerto;
Che dolce compagnia, che bel ristoro
305Si ritrova egli in quel leggiadro e chiaro,
Senza fumo e calor che il fresco e l’acqua
Fa di noi penetrar là dove questa
Gir non può sola, o più sudore apporta!
Indi che ’l tempo vien ch’ogni arbor mostra
310Spiegate al ciel le vaghe sue ricchezze,
Nel tardo autunno, che quel ramo appare
Carco d’oro più fin, quell’altro d’ostro;
Che dir si può di lui che solo ha forza
D’ammorzar il venen che i pomi han seco?

315Or, chi poria contar l’altre virtudi?