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i segni a ciascun: il dolce al verno;
Il leggiadro all’april: quel chiaro e leve,
Quando più scalda il ciel; quel ch’ha più forza,
Perché il frigido umor dei frutti tempre
Col possente sapor, doni all’agosto.

240O famoso guerrier, di Giove figlio,
Il cui divino onor dispiacque tanto
Alla fera Giunon, ch’a morte acerba
Semele indusse allor, con nuovi inganni,
Che dell’incarco tuo gravida andava;
245Ben si conobbe, il dì, come dovea
Il mondo empier di sé l’altero nome,
Quando il gran padre tuo, di lampi e tuoni
E di folgor vestito, e nubi cinto;
Non potendo fallir le sue promesse,
250Lagrimando di duol tua madre ancise:
Che, non maturo il parto, uscisti fuore
Del fulminato ventre; e ’l buon parente
In sé stesso ti pose, e tenne tanto,
Ché già il decimo mese aggiunse alfine.
255Così due volte nato, alla sorella
Ti pose in man dell’infelice madre:
Poi le Ninfe di Nissa ascosamente
Nutrici avesti nel sacrato speco:
Ivi crescendo poi d’anni e d’onore,
260Gl’Ircan, gli Arabi, i Persi, i Battri e gl’Indi
Sentir quel che potea quell’alto germe