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cix
Così detto gliel porge, ch’avea intorno
Il ricchissimo albergo di fin oro,
Di rubin tutto e di smeraldi adorno
E d’altre gemme con sottil lavoro.
Quel sembra attorto della Copia il corno,
Queste i frutti ch’avea mostran fra loro;
In cui di lettre aurate scritto appare:
Tal abbonde il guerrier di virtù rare.
cx
Il cortese Tristano allegro il prende,
Il bel dono e ’l suo cor lodando molto;
Poi la larga cintura onde gli pende
La fortissima spada s’ha disciolto,
La qual non men di quel tutta risplende
Di lucente tesoro in essa avvolto,
E quanto in atto può soave e piano
All’avversario suo la pose in mano,
cxi
Dicendo: E ’n nome mio portando questa
Vi potrà sovvenir che la semenza
Del buon Meliadusse avrete presta
In ogni vostra altissima occorrenza
Non men ch’aveste lui, se ben non resta
Della infinita sua chiara eccellenza
Minima dramma in lei; pur, come sia,
Di potervi onorar brama ogni via.
cxii
Così detto, si torna ove aspettato
Con sommo desiderio era da tutti,
Ma più dal grande Arturo, ch’abbracciato
L’ha dolcemente, e non con gli occhi asciutti,
E dice in alta voce: O dì beato
Che dell’arbor gentil sì chiari frutti
E di sì gran virtù sì raro mostro
Producesti in onor del secol nostro.
cxiii
I duci, i cavalier, la plebe ignota
Come a cosa immortal gli stanno intorno:
Ivi s’accoglie ogni uom, lassando vòta
La piazza star tra l’uno e l’altro corno;
Ogni atto, ogni suo detto ascolta e nota
E come da Pluton faccia ritorno
Il miran tutti poi che dalla mano
Scampato il pòn veder da Segurano.
cxiv
Nella tenda real cortese il mena
Arturo, ove il dì chiaro si vedea.
Chiama Serbin, che gli saldò la vena
Dal sangue che nel braccio discendea;
Indi alla mensa di vivande piena
Il suo caro Tristan, che non volea,
Sopra la stessa sua dorata sede
Con dolce forza e ’n belle lodi assiede.
cxv
Cercan gli altri poi tutti il proprio albergo,
E ’l sofferto del dì passato affanno
Già con soave oblio lassansi a tergo,
Poi che l’esca gioconda gustat’hanno;
Indi d’arida paglia al lasso tergo
Quanto più dolce pon, riposo fanno.
Il medesmo adivien dentro in Avarco
Al popol d’arme e di sudore scarco.