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cix
E con la istessa forma d’ogni lato
Si dividon fra lor, lassando strada
A chi lor dietro vien, che riservato
Tutto l’ordin primiero, ivi entro vada.
All’arrivar del re, di mitra ornato
E sostenendo in man la sacra spada,
Con la porpurea stola infino al piede
Si fa incontra il gran vate Clitomede,
cx
E con altri onorati sacerdoti
In basso mormorare umil l’accolse:
E per nome di Marte i doni e i voti,
E ’n vero onor di lui lieto raccolse.
Poi che locati fur, gli occhi devoti
In sembiante pietoso al ciel rivolse,
Tenendo al re sopra la bianca testa
La spada e ’l lembo della sacra vesta;
cxi
Indi così dicea: Possente figlio
Di Giove universal, di tutto il padre,
Com’ei col tuo valor pose in essiglio
Di Pelio e d’Ossa le superbe squadre,
Così d’Euro e d’Oron faccian vermiglio
Col favor sol dell’opre tue leggiadre
Il tuo caro Clodino e Segurano
De i nemici crudei l’erboso piano.
cxii
Qui tacque, e per la man poscia il conduce
Ov’è sopra l’altar l’imago altera,
Cui da lampadi ardenti innanzi luce
D’atro piceo color la fiamma fera,
E di quel re già ucciso e di quel duce
Di spoglie ha intorno sanguinosa schiera.
Ella in sembiante è tal, che sol la vista
Rende la mente altrui pavida e trista.
cxiii
A quella il vecchio re tutto tremante
Con le ginocchia inchine alto dicìa:
O sommo dio che di vittorie tante
Ornasti questa man mentre fiorìa,
Or che debil s’arrende, le tue sante
Luci rivolgi alla fortuna ria,
Che sentendomi giunto all’ore estreme
Con ogni suo poter m’abbassa e preme.
cxiv
Drizza inverso di lei le tue chiar’arme,
Mostra che contro a te niente puote;
E voglia il tuo valor dritto salvarme
Dal gravissimo peso di sue ròte.
E s’io posso per te mai liberarme
Nè le preghiere mie ritornin vòte,
Di tutto il mio tesor la quinta parte
Prometto al tempio tuo, possente Marte.
cxv
Non pòte altro più dir, che ’l pianto e ’l duolo
Gli contese all’uscir la voce stanca.
Tacito adunque col suo amico stuolo,
A cui tema e pietà la fronte imbianca,
All’albergo tornando, incontra il volo
Dell’aquila in cammin dalla man manca:
E perchè il gran desio la mente appanna
Ch’ei venga in suo favor se stesso inganna.