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     Ma qual toro selvaggio, che si trove
Da cani e da pastor chiuso il sentiero,
Che ’ntorno guarda, e non può scerner dove
Sia lo scampo di lui securo e ’ntero,
Che diperato al fin ratto si muove
E ’n orrendo mugire e ’n vista fero,
Con la cornuta fronte armata e bassa
Riversando e ferendo a forza passa;
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     Tale il famoso Florio, che si sente
A dietro richiamare e vede intorno
Che dalla nuova e prima offesa gente
Senza speme impedito ave il ritorno,
Congiunto il brando al suo scudo possente
Con furioso urtar fiaccato ha il corno
Che di dietro il cingea, sì ben che a viva
Forza, ove gli altri suoi, correndo arriva.
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     Indi con Maligante addrizza il passo;
E così quanti son, l’ordin tenendo
Verso il campo e ciascun con l’arme basso,
Va l’impeto nemico sostenendo.
L’altero Segurano il popol lasso
E ripien di timor va sospingendo,
Poi minacciando a i sette alta ruina
Con l’animosa schiera s’avvicina;
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     E larghissimo danno fatto avria,
Se ’l famoso Tristan col pio Boorte,
Che per compagno suo chiamato avia
A passar seco la medesma sorte,
Con cinque sole insegne in compagnia
Non presentava a’ suoi fedeli scorte:
Che ’n così orribil suon la schiera mosse
Che la valle d’Oron l’arene scosse.
xcvii
     Maligante e i compagni han già la fronte
Con più animoso cor che mai rivolta;
Ma il saggio Seguran che viene a fronte
Come l’impeto e ’l grido presso ascolta
Ben s’accorg’ei che più dannaggio ed onte
Che mai d’altra stagione a questa volta
Riporterà, s’al subito periglio
Or non più che la mano use il consiglio;
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     E richiamando i suoi l’andar raffrena
E di scudi miglior la testa addoppia,
Quegli scegliendo ch’han vigore e lena
Che col vivace ardir nel cor s’accoppia.
Ma già come all’april quando balena,
Che doppo il lampeggiare il tuono scoppia,
Così doppo il mostrar chiaro splendore
Vien dal lucente ferro alto romore,
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     Che quai feri leoni innanzi vanno
Percotendo i nemici il buon Tristano
E ’l pio Boorte; e sì ben giunti stanno
Che sempre pari il piè segue e la mano;
Ed han fatto fra lor non picciol danno,
Pria che ben possa il saggio Segurano,
L’occhio fisso tenendo in ogni loco,
Spegner, come vorria, l’acceso foco:
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     Perchè prima conviengli con la spada
Salvare i suoi dal subito periglio
E d’opporsi al ferir mostrar la strada,
Poi di ritrarre il piè trovar consiglio.
E mentre a questo e quel fra l’ombre bada,
Sente il ferro britannico vermiglio
Or del gotico sangue, or dell’iberno,
E molte alme di lor poste all’inferno;
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     Onde in suo cor rabbioso si lamenta
D’esser come guerrier semplice incorso
Nelle notturne insidie, e quasi spenta
Si stima ogni sua gloria al primo corso.
Or all’alto furore il freno allenta,
Or con miglior pensier ritiene il morso:
E perchè di Tristano udito ha il nome
Scarca in lui di furor le gravi some,
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     Dicendo: E chi v’apprese, o in quali scuole,
Alto re dell’Armorico leone,
Di ricovrar l’onor perduto al sole
Nella più oscura ed orrida stagione
Qual la timida volpe o il lupo suole,
Che negli inganni suoi la speme pone?
La notturna vittoria a i buoni è scorno
Vie più ch’esser oppressi al chiaro giorno.
ciii
     Non risponde Tristan, ch’ad altro intende,
Ma il saggio Maligante gli dicìa:
Dell’ottimo guerrier la gloria splende
Sempre, in ogni fortuna o buona o ria:
E quando ascoso è il dì, quando risplende,
E di terra e di mar per ognia via,
Per ogni occasion che ’l ciel gli scuopra
Con generoso cor pon l’arme in opra.
civ
     Ma voi quale al villan, quale al pastore
Vorreste a i cavalier dar rozza forma,
Che poi ch’aggia al gran dì sudate l’ore
Neghittoso la notte queti e dorma;
Nè consentir vorreste che ’l valore
Già mai di travagliar non lasse l’orma,
E ch’al chiaro, all’oscuro, al caldo, al gielo
Aggia di faticar lodato zelo.
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     E così ragionando il re di Gorre
Non però di ferir per questo lassa,
Ma quinci, ov’è ’l bisogno, e quindi accorre
E sospingendo i suoi più innanzi passa.
Ma il feroce Tristan per tutto scorre,
E di lui fiammeggiando or alta or bassa
Accendeva le tenebre la spada,
E del sangue nemico empiea la strada.
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     Uccise il forte Iberno Pilarteno,
Che del suo Segurano era cognato,
E ’l fa morendo mordere il terreno
Con percossa fatal nel fianco lato.
Fa il medesmo ad Erteo, ch’al freddo seno
Delle tenebrose Ebridi era nato,
Poi Meganippo, Orneado e Limoco
Ch’ebber patria con lor l’istesso loco.