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xxxiv
     Dicendo: Ove fuggite o sciocche schiere?
Non vedete voi ben sempre il periglio
Via più grave e maggiore in quei cadere
Che rivolgon le spalle, dove il ciglio
Non può il vantaggio suo presso vedere
Nè pigliare in cammino util consiglio;
Nè mai l’armata man difesa truova
Contra chi dietro lei battaglia muova?
xxxv
     Nè il loco ove fuggite è più sicuro
Di quel che ’n tal vergogna abbandonate:
Ch’altro non è più in qua fosso nè muro,
Fuor di quei che da tergo vi lassate.
Or non vi fia ’l miglior seguire Arturo
E la fede e l’onor, ch’ora sprezzate,
Che furando il devere a tutte insieme
Seguir chi di scampar non mostri speme?
xxxvi
     L’alte e vere parole, e ’l sacro aspetto
D’un sì famoso re, tale han vigore
Che in un punto cangiò ’l pavido petto
I dannosi pensier ch’aveva in core:
Ferma il passo ciascuno, e giunto e stretto
Si rivolge al nemico e cerca onore,
E tacendo obbedisce ad ogni duce,
Ch’al lassato cammino il riconduce.
xxxvii
     Come gregge talor cui punse tema
Di lupo o di leon che presso scorse,
Ch’al fin del colle o della piaggia estrema,
Là ’ve il rischio è maggior, semplice corse:
Ivi lassa s’arresta, e grida e trema
Fin che ’l fido pastor ratto le porse
Il soccorso fedele, e d’orror piena
Alla mandra lassata la rimena;
xxxviii
     Così indietro ritorna, e i cavalieri
Davanti il passo lor spronano a prova,
Più che fossero ancor d’animo alteri,
Che ’l valore smarrito ogni uom rinuova.
Ma Tristano e Boorte arditi e feri
Là dove con più genti si ritrova
Il prode Seguran, largando il morso
De i possenti corsier, drizzano il corso;
xxxix
     Ma perch’era il cammin serrato intorno
Da molti altri guerrier che ’n giro vanno,
Senza tutto fiaccar di quelli il corno
Non si può penetrar dov’essi stanno.
A chi allor di fuggir temea lo scorno
L’uno e l’altro di lor fa greve danno,
E tanti fa caderne a poco a poco
Che d’andare ove vuol si gli apre il loco.
xl
     Trova Tristan fra i primi Amopaone,
Che nell’Ebridi fredde aveva il nido,
E con un colpo in fronte a terra il pone,
Richiamando la patria in alto grido.
Poi nato nella istessa regione
Agenore con lui pose sul lido,
Trapassato nel cor di mortal punta
Ch’ove il cavo è maggior veniva aggiunta.
xli
     Il feroce Boorte, ch’era presso,
Ha trovato in cammino il German Iso,
E gli ha in cima dell’elmo il brando messo,
Che gli passa scendendo in mezzo il viso:
Ei dall’ultimo sonno cadde oppresso,
In fin sopra le spalle in due diviso;
E Bienore seco, il pio cugino,
Pon nel fianco percosso a capo chino.
xlii
     Così va insieme la famosa coppia
Con l’istesso desire e col valore,
E l’un l’altro imitando i colpi addoppia,
Pareggiando fra loro il largo onore:
E tanto innanzi va, che intuzza e stroppia
Del fero Seguran l’alto furore,
Che come a sè vicin venir la vede
In nuova altra maniera a’ suoi provvede;
xliii
     Chè appellando Brunoro e ’l suo Rossano,
Ch’uccidendo i Britanni non van lunge,
Dice: Or deviamo oprar l’occhio e la mano,
Poi che novellamente si congiunge
Con l’altero Boorte il gran Tristano,
E fresca schiera de’ nemici giunge
Che saran più de i nostri, de’ quai rari
Han potuto passar questi ripari.
xliv
     Però fermare il passo ne conviene
E sostener per or l’impeto loro,
In fin che nuova gente per noi viene,
E col nostro Clodin sia Palamoro:
Ch’assai fa nel bisogno chi mantiene,
Non men che chi l’acquista, un bel tesoro.
Tenete i nostri saldi, e a me si lassi
Il romper di costor la strada e i passi.
xlv
     Così detto, s’accinge all’alta impresa
Di contrastar a i due tutto soletto:
E sopra il buon Tristan la prima offesa
Muove col duro brando in mezzo il petto.
E se non che fu invitta la difesa
Dell’acciar che ’l copria, più che perfetto,
Fora in quel giorno istesso e ’n quella punta
All’estremo suo fin l’anima giunta:
xlvi
     Ma senza altro suo danno indietro torna,
E l’aria accende di faville ardenti.
Nel gran re di Leon drizza le corna,
L’ira avvampando, e fa stringerli i denti;
E dove il bel cimier la fronte adorna
Con un gruppo annodato di serpenti
Furiando gli pon la grve spada,
E gli fa rotti andar sopra la strada:
xlvii
     E col lor giù cader sostegno furo
Al fin elmo ch’avea, che integro resta.
Ma il mondo intorno di colore oscuro
Si mostra, e ’n giro gli volgea la testa;
Ma in brevissimo andar ritorna puro
Ogni turbato senso, e ’n lui si desta
Il primiero valor, con tanto sdegno
Che del pensiero uman trapassa il segno: