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18 AIDA.

Fu la sorte a nostr’armi nemica—
Tornò vano dei forti l’ardir.
Al mio pie’ nella polve disteso
Giacque il Re da più colpi trafitto;
Se l’amor della patria è delitto,
Siam rei tutti, siam pronti a morir!


(Volgendosi al Re con accento supplichevole.)

Ma tu, o Re, tu signore possente,
A costoro ti volgi clemente—
Oggi noi siam percossi dal fato,
Doman voi potria il fato colpir.
Aida, Prigionieri e Schiave.
Sì: dai Numi percossi noi siamo;
Tua pietà, tua clemenza imploriamo;
Ah! giammai di soffrir vi sia dato
Ciò che in oggi n’è dato soffrir!
Ram. e Sacerdoti.
Struggi, o Re, queste ciurme feroci.
Chiudi il core alle perfide voci,
Fur dai Numi votati alla morte,
Si compisca dei Numi il voler!
Popolo.
Sacerdoti, gli sdegni placate,
L’umil prece dei vinti ascoltate;
E tu, o re, tu, possente, tu forte
A clemenza dischiudi il pensier.
Rad. (Fissando Aida.)
(Il dolor che in quel volto favella
Al mio sguardo la rende più bella;
Ogni stilla del pianto adorato
Nel mio petto ravviva l’amor.)
Amneris.
(Quali sguardi sovr’essa ha rivolti!
Di qual fiamma balenano i volti!
E a tal sorte serbata son io?
La vendetta mi rugge nel cor.)
Il Re.
Or che fausti ne arridon gli eventi
A costoro mostriamci clementi:
La pietà sale ai Numi gradita
E rafferma dei Prenci il poter.
Rad. (Al Re.)
O Re: pei sacri Numi,
Per lo splendore della tua corona,
Compier giurasti il voto mio.
Il Re.
Giurai.
Radames.
Ebbene: a te pei prigionieri Etiopi
Vita domando e libertà.
Amneris.
(Per tutti!)
Sacerdoti.
Morte ai nemici della patria!
Popolo.
Grazia per gli infelici.
Ramfis.
Ascolta, o Re— (A Radames.) — Tu pure,
Giovine eroe, saggio consiglio ascolta
Son nemici e prodi sono—
La vendetta hanno nel cor,
Fatti audaci dal perdono
Correranno all’armi ancor!