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lità, lo stato di salute, di rimuoverne i contatti contagiosi, di correre dietro alle traviate, di levarsi sul collo le inferme, di additare e porgere a tutte nutrimento salubre e conveniente.
Voi certo, o VV. FF., non siete già di quei pastori che da Dio vengono designati col turpe titolo di mercenarj, avidi unicamente di ritrarre dalla greggia un’emolumento temporale, non siete nò di quei pastori intenti solo a pascolare se stessi, ma siete, la Dio mercè, penetrati egualmente che Noi dal dovere pressantissimo che v’incombe, di rivolgere a profitto della greggia affidatavi tutte le fatiche, i sudori, le sollecitudini proprie del Pastoral Ministero; Voi certo tremate insiem con Noi all’idea del periglio, che sovrasta a tante anime alle nostre paterne cure commesse, e vi duole di vederle o ritrose, o sorde alle voci del vostro zelo, agli inviti, agli stimoli della vostra carità; non vogliate per questo disanimarvi, non vogliate desistere dall’opera; l’industre colono è prodigo delle sue fatiche al terreno che gli è stato affidato, vi travaglia con assiduità, lo irriga col suo sudore, vi sparge eletta sementa, e per il volgere di più lune ne aspetta con pazienza il frutto; Voi pure, VV.FF., non vi stancate dal prodigare le vostre cure alla conversione, al maggior profitto, alla salute delle anime, per le quali il Redentore Divino ha dato il Sangue e la Vita; se esse allucinate dal fascino delle passioni non scorgono il lor vero bene, se ritenute dall’amore delle cose presenti oppongano nuovi ostacoli al loro ravvedimento, non vogliate ritrarvi dal correggere con ogni pazienza e dottrina; al crescere delle difficoltà crescano l’industrie del vostro zelo, ed in tal maniera il terreno di questa nostra Diocesi, che il prezioso germe della Fede tuttora in se ritiene, campa fecondo d’eletti frutti, come non ha guari si esprimeva il Supremo Gerarca della Chiesa nel percorrere le liete contrade della Toscana, acclamato, e benedetto dai Popoli, sui quali implorava la copia delle Celesti Benedizioni.
Fù in tale occasione, o VV.FF., che il Vicario in terra di Gesù Cristo, l’immortal PIO NONO inculcava col più vivo impegno la intera osservanza della Disciplina Ecclesiastica; raccomandava che i Vescovi, stretti in bella unione fra loro, insistessero nel rammentare ciascuno al proprio Clero la suprema obbligazione, che stringe ad osservarla interamente.
Per corrispondere pertanto ad un voto sì giusto di chi ci è Maestro, Padre, e Guida infallibile, ci crediamo in dovere non pure di raccomandare con quell’impegno, che per Noi si può il maggiore, l’osservanza della enunciata Disciplina Ecclesiastica, ma di rinnuovare altresì, ed ingiungere le seguenti Regole Disciplinari, in coerenza delle specialissime istruzioni dall’Oracolo Supremo emesse mentre l’Episcopato Toscano facevagli bella corona.