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mini, ma che la notte, benchè tranquilla più delle altre pel dolore discreto, era passata con della veglia. Nella mattina stessa ebbe tre evacuazioni di ventre, la prima delle quali fu così blanda, che appena potè accorgersene.
Io ho replicata questa stessa medicina in altri otto malati dello Spedale, ed in quegli stessi con esito pressochè uguale; anzi per alcuni ho accresciuti la dose sino a quattr’once, lasciando la semata al punto medesimo coll’aggiunta di giulebbe papaverino bianco a mezz’oncia. V’immaginerete, come spero, che io calcolava prima ogni loro circostanza per la convenienza del rimedio. Le malattie furono tre Peripneumonìe, un catarro, e più tossi tutte steniche. Lo stesso gusto accusavano i malati. I risultati furono il dolor laterale diminuito, ora la espettorazione facilitata, ora la tosse sollevata e le costanti evacuazioni di ventre, per cui non è mai accaduto il bisogno di farne incontro con Cristene. Il fenomeno pure della veglia è stato in parecchi infermi costante.
Altri sedici soggetti di mia clientela nella Città hanno l’obbligo di lor salute, o di morbo diminuito all’Olio di Faggio, di cui vi parlo. Fra questi una Signora, di stomaco assai delicato, con colica uterina, e la cui diatesi sembrommi piuttosto mista, ottenne quanto potea desiderare dall’uso di questo rimedio non ingrato al palato. Scemò ben presto il dolore, e la notte fu tutta condotta dal sonno il più placido. Questo è stato uno dei pochi casi, in cui il sonno fu marcato in vece della solita veglia tranquilla.
Sono circa sei giorni, che io feci la stessa esibizione d’Olio di Faggio, misto alla semata, e al giuleppe di papavero, a certo infermo d’emorroidi infiammate dolorossisime. La diatesi era stenica, ed io l’aveva in gran parte abbattuta colle sanguigne, e cogli altri ajuti opportuni. Ma anche qui il dolore fu diminuito, e fatto più libero il corso delle urine prima impedito; ma il malato vegliò interamente nella notte. Indussi l’infermo tuttavia, soddisfatto dal buon esito del rimedio, a farne uso di nuovo alla dose di quattr’once senz’altro ajuto di emulsione; allora la notte fu la più placida pel sonno continuato.
Eccovi intanto i risultati di queste mie osservazioni. L’Olio di Faggio, oltre avere le qualità comuni ad altri oleosi, non è ingrato nell’odore, e molto meno nel sapore, e deve essere preferito d’assai a quello di Lino. Egli è un opportuno rilasciante, e, come dicono, debilitante di mediocre grado; ciò, che mostrano le replicate evacuazioni alvine, che procura, oltre la diminuzione de’ fenomeni stenici. Ma sembra potersi dedurre, che l’intima sua qualità,
che gli antichi chiamerebbero narcotica, o sedativa, accres-
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