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OSSERVAZIONI
SOPRA L’USO MEDICO DELL’OLIO DI FAGGIO
DEL CITT. DOTTOR UNGARELLI, MEDICO
DELL’OSPITALE DI S. ANT. ABBATE.
AL DOTTOR FANTINI
Casa 28. Marzo 1803.
Sono debitore alle vostre insinuazioni, come alle vostre fatiche della conoscenza che feci, sono ormai due mesi, dell’Olio di Faggio. Dopo averlo io stesso prima esaminato ed assaggiato più volte, non ebbi difficoltà di esibirlo internamente per uso medico ad alcuno de’ miei infermi dello Spedale di S. Antonio Abbate, che, come sapete, ho l’onore di assistere, e in seguito ancora a parecchi de’ miei clienti, con loro, e mia intera soddisfazione. Io vi presento in breve le osservazioni, e i risultati, qualunque essi sieno, di questa medicatura, i quali, pel esser voi stato la causa ingegnosa di loro origine prima, sono di vostro diritto. Sarete troppo buono, se attribuirete alla sola amicizia questo attestato di stima, e di gratitudine, che da qualche tempo io doveva dimostrarvi.
Vi narrerò dunque di aver fatto usare di questa medicina sino a ventinove volte, e sino a due, e tre in più soggetti, e in altri però una sola volta. Il primo infermo, su cui questo rimedio impegnò la mia attenzione, fu un certo Giuseppe Pozzi, giovane di circa trentanni, che, da qualche tempo, trovavasi nello Spedale suddetto. Restava egli tuttora sotto a qualche violenza d’un dolore laterale per una splenitide stenica, ed era tormentato fortemente all’ipocondrio sinistro, ed alla scapola dello stesso lato. L’affare universale avea in gran parte ceduto ad una sanguigna, ed ai rinfrescanti. L’Olio fu preso alla dose di tre once con altretanta emulsione comune. Trovai, nella mattina, migliorati i polsi dell’infermo, e diminuito di molto il dolore. Ei mi narrò, che la medicina era stata gradita al palato, e niente offensiva all’olfatto; nè rutti nauseosi erangli stati, come avea altre volte provati dall’Olio di Lino; che non avea sentito alcuna nausea, o tor-
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