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32     Aggiustare il mondo


le stampassero al volo quando qualcuno le richiedeva (e, probabilmente, non era molto frequente). Li ringraziai di nuovo, e me ne andai. Presi un taxi per tornare al MIT, e iniziai a cercare un terminale d’accesso. Trovai un monitor che mostrava le varie stampanti su una mappa del campus. Una di queste era etichettata come “Hayden”. Avevo sentito dire che la biblioteca Hayden aveva dei terminali che potevano essere utilizzati da chiunque, così mi ricordai della collocazione dell’edificio nella mappa, e mi recai lì. C’erano un po’ di macchine Windows disponibili. Lanciai un browser web, e usai un applet Java SSH per accedere al mio server e vedere cosa succedeva. Presto fu il momento di andare. Avevo organizzato un incontro con la mia amica, e studentessa del MIT, Nada Amin, alla gelateria del campus. Mi sedetti con il mio zaino e aspettai, leggendo il materiale GNU per passare il tempo. Mi accorsi che era passata l’ora in cui sarei dovuto partire per prendere l’aereo e ricevetti una telefonata di promemoria da mia madre che mi diceva di muovermi subito. Nadia non si era ancora presentata. Decisi di aspettare ancora un po’, e arrivò. Comprò un gelato per entrambi e chiacchierammo piacevolmente. Alla fine, dissi che purtroppo dovevo ripartire, e presi un altro taxi.

Philip Greenspun, il grande studioso del MIT che, con una sua lezione, riuscì nell’impresa di interessare – e motivare – il giovane e inquieto Aaron, ricorda bene ancora oggi, sul suo blog, quel dodicenne e, soprattutto, le sue incredibili qualità.

Un comitato scientifico composto di eccelsi programmatori – scrive Greenspun – aveva selezionato Aaron tra diverse centinaia di candidati, e nominati, per il premio ArsDigita nell’estate del 2000. All’età di 12 anni, Aaron aveva costruito un sistema informatico utilizzando l’RDBMS Oracle e il nostro toolkit open-source. L’intento del premio era quello di incoraggiarli e metterli in condizione di fare di più. All’epoca, Aaron aveva solo tredici anni. Era alto meno di un metro e cinquanta. E, da allora, ogni volta che qualche informatico si lamentava che il nostro software e/o Oracle fossero troppo difficili da installare, mi veniva naturale rispondere: «Beh, un dodicenne di Chicago ci è riuscito. Con la tua laurea in informatica, e il tuo team di assistenti, spero proprio che anche tu riesca a far funzionare tutto…».

Quell’Aaron bambino/adolescente sarebbe ben presto diventato l’Aaron celebrato in tutto il mondo grazie, proprio, a questa strana combinazione di fattori.

Innanzitutto, l’ossessione per un accesso illimitato alle informazioni e alla conoscenza. Poi, la condivisione del suo modo di lavorare con i suoi pari.

Aveva alle spalle una famiglia che lo amava tantissimo, che gli finanziava gli spostamenti per partecipare ai vari meeting e che lo aiutava a crescere.

Per di più, si trovava a vivere proprio in un momento storico dove si stava costruendo la tecnologia che avrebbe permesso la condivisione dell’informazione in rete.