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232      Aggiustare il mondo


situazione di iper-produzione normativa, che vorrebbe disciplinare ogni aspetto del digitale.

La memoria di Aaron, al contempo, non è scemata e, anzi, è ancora viva. Il web è pieno di toccanti e sentite commemorazioni pubbliche e ricordi, di conferenze sui temi a lui cari, di premi e memoriali a suo nome, di biografie, d’interrogazioni politiche e proposte di legge, di riflessioni critiche e di continui tentativi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su ciò che è successo e sulla gravità degli eventi.

I più attivi sono stati, in questi ultimi anni, i componenti della sua famiglia, gli affetti più cari, i suoi amici storici, mentori e colleghi ma, anche, semplici cittadini. Alcune amministrazioni comunali, anche in Italia, hanno intestato sale ricreative e spazi ad Aaron.

Oggi, con una rete che sta ancora una volta cambiando pelle e ha ormai preso la direzione del controllo dell’individuo, della profilazione selvaggia degli utenti e della centralità dei social network, le attività e le intuizioni di Aaron sono sempre più citate e prese ad esempio quali possibili strumenti correttivi del sistema.

Di certo, dieci anni, nel mondo digitale, sono un’era. A dieci anni esatti dalla sua morte, il panorama tecnologico che ci troviamo ad analizzare appare radicalmente mutato, rispetto a quello in cui operava Aaron. È cambiato in un modo che, probabilmente, non gli sarebbe piaciuto.

La riduzione di tutta l’informazione a valuta, comprese le emozioni delle persone che agiscono online e, poi, la fusione di mondo privato, degli utenti e del mondo governativo/pubblico in un unico, grande strumento di controllo sarebbe stata traumatica, per lui. Vi è stato l’avvento, come ribadì più volte Lawrence Lessig, di un Big, Big Brother.

Guardando in retrospettiva, e cercando di riflettere su come le azioni e le strategie di Aaron Swartz possano essere assolutamente attuali anche nel quadro moderno, notiamo molti aspetti interessanti.

Aaron ha, innanzitutto, combattuto per costruire un ponte tra il mondo dell’attivismo e dei diritti – tanto caro anche, e soprattutto, alla tradizione nordamericana – e quello tecnologico.

Ha cercato, in particolare, di comprendere come orientare la potenza dell’onda tecnologica in una direzione che fosse utile per i diritti di libertà dei cittadini. E lo ha fatto in un momento storico e politico critico.

Ha, poi, ribadito l’importanza centrale della curiosità in capo alle persone, della volontà di mettere tutto in discussione, di valutare con cura tutti gli aspetti di un fenomeno sociale, di una legge, di un’istituzione, di un’opera.

Si pensi a quanto gli sarebbe interessato, ad esempio, il fenomeno delle fake news in società e in politica, per come è esploso negli ultimi anni.

Tutta la sua attività fu mossa, sempre, da una inarrestabile curiosità, e la curiosità si collega direttamente alle origini dell’informatica e all’aspetto più nobile della tradizione dell’hacking. Ci riferiamo a quella curiosità innata, senza freni,