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218      Aggiustare il mondo

non solo dei benestanti o di coloro che hanno preso le redini del potere, in modo da poterci governare più saggiamente. Faceva parte di un esercito di cittadini che rifiuta i re e i generali e crede in un consenso puro e in un codice in esecuzione.

Malamud ricorda, con una punta di commozione, il periodo in cui avevano lavorato insieme e le strategie di attivismo che, man mano, venivano elaborate. Il fine era uno solo: portare trasparenza, soprattutto nel settore pubblico, perché un cittadino consapevole era la premessa per qualsiasi altro discorso che si potesse fare su politica, corruzione, partecipazione e vita democratica. Il cittadino, per essere consapevole, doveva però essere in grado di accedere, in ogni momento e a costo zero, a tutti i documenti prodotti dallo Stato nel quale si trova a vivere.

Abbiamo lavorato insieme su una dozzina di database governativi – rammenta Malamud – Quando lavoravamo su qualcosa, le decisioni non erano affrettate. Il nostro lavoro spesso richiedeva mesi, a volte anni, a volte un decennio, e Aaron Swartz non ha avuto la sua giusta dose di decenni. Abbiamo esaminato, e spulciato, a lungo il database del copyright degli Stati Uniti, un sistema a dir poco obsoleto. Il governo – che ci crediate o no – aveva rivendicato il copyright sul database del copyright. Non capisco come si possa mettere sotto copyright un database che è espressamente citato nella Costituzione degli Stati Uniti, ma sapevamo che stavamo giocando con il fuoco violando i loro termini di utilizzo, quindi siamo stati attenti. Abbiamo preso quei dati e li abbiamo usati per alimentare la Open Library qui all’Internet Archive e per alimentare Google Books. Abbiamo ottenuto una lettera dal Copyright Office che rinunciava al copyright su quel database. Ma, prima di farlo, abbiamo dovuto parlare con molti avvocati con il timore costante che il governo ci trascinasse in tribunale con l’accusa di download di massa premeditato e doloso.

Malamud ci tiene a precisare come, da un lato, vi fosse la consapevolezza che lui e Aaron – e altri del team – stessero operando ai limiti delle regole; dall’altro, come non dovessero essere considerati dei criminali, bensì attivisti per il bene di tutti i cittadini, con azioni meditate.

Non si trattava di atti di aggressione casuale – ci tiene a precisare Malamud – Abbiamo lavorato sui database per migliorarli, per far funzionare meglio la nostra democrazia, per aiutare il nostro governo. Non eravamo criminali. Quando abbiamo prelevato 20 milioni di pagine di documenti della Corte distrettuale degli Stati Uniti da dietro il muro a pagamento del PACER, che costa 8 centesimi a pagina, abbiamo scoperto che questi documenti pubblici erano infestati da violazioni della privacy: nomi di minorenni, nomi di informatori, cartelle cliniche, cartelle sulla salute mentale, cartelle finanziarie, decine di migliaia di numeri di previdenza sociale. Eravamo degli informatori e abbiamo inviato i nostri risultati ai presidenti di 31 tribunali distrettuali, i quali sono rimasti scioccati e costernati e hanno modificato quei documenti, hanno richiamato gli avvocati che li avevano