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18. Il suicidio e le polemiche     181


Infine, rabbia, commozione e ricordi caratterizzarono anche il post commemorativo della sua compagna di allora, Taren Stinebrickner-Kauffman, che viveva con lui nell’appartamento dove si è tolto la vita.

Credo che la morte di Aaron – scrive Taren – non sia stata causata dalla depressione. Lo dico con la consapevolezza che molte altre persone non avrebbero fatto la stessa scelta che ha fatto Aaron, nemmeno sotto le stesse pressioni che ha dovuto affrontare. Dico questo non per sminuire il dolore che ha provato, né, peraltro, il dolore che provano le persone clinicamente depresse. Dico questo, nonostante all’inizio della nostra relazione avessi letto e discusso con lui il suo famigerato post sul suicidio scritto anni prima, quindi non ignoravo che in passato avesse lottato con problemi di salute mentale. Dico questo, perché negli ultimi 20 mesi della sua vita, Aaron ha passato più tempo con me che con chiunque altro al mondo. Per gran parte degli ultimi 8 mesi della sua vita, abbiamo vissuto insieme, abbiamo fatto i pendolari insieme e lavorato nello stesso ufficio, e non mi sono mai preoccupata che fosse depresso fino alle ultime 24 ore della sua vita. Dico questo perché, da quando si è suicidato, mentre cercavo di affrontare l’accaduto, ho imparato. Ho fatto ricerche sulla depressione clinica e sui disturbi associati. Ho letto i sintomi e, almeno fino alle ultime 24 ore della sua vita, Aaron non vi corrispondeva. E questo rende difficile leggere, in tanti articoli, che “Aaron ha lottato con la depressione”, come se l’accusa fosse solo un fattore tra i tanti, come se, forse, avrebbe potuto suicidarsi l’11 gennaio senza di essa. La depressione è caratterizzata da scarsa energia e inattività, ritiro e isolamento, sentimenti di scarsa autostima, difficoltà a concentrarsi e a ricordare i dettagli e incapacità di trarre piacere dalla vita quotidiana. Non tutte le persone depresse provano sempre tutte queste cose, ma la ricetta è quella. E, in effetti, il post di Aaron sulla sua depressione, pubblicato anni prima, aveva accennato a molte di queste cose. Ma lasciatemi parlare dell’Aaron che conoscevo, l’Aaron Swartz del 2011, del 2012 e dei primi giorni del 2013.

I ricordi di Taren, di qui in avanti, descrivono egregiamente il ragazzo Aaron e le sue innumerevoli idee e attività.

L’Aaron che conoscevo era attivo – ricorda la donna – Si allenava quasi tutti i giorni fino a quando non ha preso l’influenza due settimane prima di morire. Poche settimane prima, quando ero fuori città per il fine settimana, mi aveva sorpreso recandosi a fare un’escursione di un giorno fuori New York. Tornò raggiante la sera stessa, descrivendo come si fosse arrampicato su una ‘scorciatoia’ rocciosa e ripida con alcuni altri escursionisti che lo osservavano (e nel frattempo aveva perso il suo Kindle in un crepaccio). L’Aaron che conoscevo era socievole ed entusiasta di trascorrere del tempo con le persone che amava, fino alla fine. Aveva progetti e ambizioni, anche molto grandi. Il 9 gennaio, due giorni prima di morire, ha trascorso ore e ore a parlare con il nostro amico australiano Sam della nuova organizzazione che Aaron stava avviando. Sam gli chiese se avesse un supporto, e Aaron rispose che tutti coloro che erano abbastanza competenti da sostenerlo lo stavano in effetti sostenendo – la classica arroganza pessimistica di Aaron, ma