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12      Aggiustare il mondo

abusivo da parte di terzi nei computer più sensibili della sua amministrazione e delle infrastrutture critiche nordamericane.

La risposta giunse una settimana dopo, e non fu affatto rassicurante. Attacchi di quel tipo erano possibili, eccome. Da quel momento iniziò un significativo rinnovamento dell’intera struttura della cybersecurity statunitense, partendo dai sistemi presso il Dipartimento della Difesa per arrivare a quelli presenti in altre infrastrutture critiche.

Si iniziò, al contempo, a lavorare a una politica legislativa che accelerasse l’approvazione di una normativa contro i crimini informatici.

Il CFAA fu una delle prime azioni legislative al mondo specifiche relativa all’idea di reato informatico, e andò a modificare la disciplina federale sulle frodi, aggiungendo previsioni ad hoc proprio per i crimini digitali.

Il timore del legislatore e del governo era, essenzialmente, quello dell’avvento di minacce tecnologiche non ancora individuate, che la legge doveva, però, in qualche modo prevedere.

In particolare, mirò, innanzitutto, a proteggere i sistemi informatici federali e delle istituzioni finanziarie, a punire il cracking dei sistemi e, in generale, si preoccupò di sanzionare tutti quei crimini che vedevano come protagonista, o vittima, un computer o una rete.

Essendo una normativa federale, si applicava soprattutto a casi che coinvolgevano computer governativi – spesso presi di mira anche solo con finalità di sfida, di protesta o di curiosità – o sistemi d’interesse federale, o a casi nei quali il crimine informatico coinvolgeva più Stati o manifestava delle connessioni internazionali.

L’FBI iniziò, da allora, a occuparsi sistematicamente di attacchi informatici portati contro risorse federali o d’importanza critica. Quei dannati ragazzini stavano bucando tutti i sistemi, soprattutto quelli delle compagnie telefoniche e quelli governativi. Il governo si sentiva in dovere di reagire con pene esemplari, anche facendo irruzione di notte nelle loro camerette con le armi spianate e prospettando decine e decine di anni di galera.

L’amministrazione Obama, dal 2009 al 2017 – a causa anche del terribile evento dell’11 settembre 2001, che aggravò il quadro politico e aumentò il livello di paranoia collettiva – si sarebbe a sua volta dimostrata estremamente ostile nei confronti dell’attivismo tecnologico, degli hacker e, comunque, di chiunque fosse in grado, grazie alle sue competenze tecnologiche superiori a quelle statali e senza particolari difficoltà, di mettere in crisi parti del sistema pubblico.

Gli attivisti tecnologici iniziarono a essere visti come pericolosi, non solo per le loro idee ma, soprattutto, per la loro capacità di metterle in pratica sfruttando una superiorità di competenza e approfittando di decine di vulnerabilità che i grandi sistemi informatici pubblici stavano evidenziando.

Furono, quelli, gli anni nei quali il termine “hacker” divenne definitivamente, per l’opinione pubblica, sinonimo di “criminale informatico”, dimenticando