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260 | Risveglio |
mie le città suberbe
che strusse la divina
ira; quella ruina
veston licheni ed erbe;
tra i portici dipinti
s’aggira il gufo, assale
l’erica sepolcrale
delle colonne i plinti,
e lesto il mandriano
per quelle vie passando
zufola sogguardando
ed agita la mano.
Ma solo, io solo, il forte
palpito ancora ascolto
del popolo sepolto
sotto le città morte,