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Il canto dell'ironia | 251 |
Di sogni così nella prona
mia testa — uno stormo annidò;
di dove migrati non so,
ma cantano e trillano a festa.
I larghi tripudi del vento,
i rivi — che il Maggio conduce
com’ebbri di gioia e di luce
tra un brivido d’erbe, pei clivi:
le notti stellate sul sonno
dei monti — al sereno albeggiare
l’odor delle selve, e sul mare
l’augusta beltà dei tramonti:
le cose possenti, le cose
gioconde — non altro essi sanno.
Che importa se chiude un inganno
l’azzurra innocenza dell’onde?