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A GIUSEPPINA PACINI AGANOOR

mia madre.

Mamma Cara,

Tu hai vinto tutte le mie antiche e vivissime ripugnanze con tre parole: «Fallo per me.» — Eccoti dunque il volume delle mie liriche. Chi seppe dei miei pertinaci rifiuti agli stimoli dei maestri e degli amici, e ai cortesi inviti degli editori, dirà ora con un sogghignetto beffardo: — «Oh finalmente, ecco dunque il famoso topo della leggendaria montagna!» — Ma io col pensiero vedo il mio volumetto nelle tue mani — la mia anima nelle tue mani — ti vedo sorridere... e mi basta.

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Venezia ’99.


Questa la dedica che ti destinavo, mamma, quando la notte di dolore non era ancora discesa sulla mia anima... Tu non vedesti la dedica, non vedesti il volume... «Ma soltanto adesso nella tua nuova vita (consentite Antonio