S’affaccia della Luna il bianco viso
tra pianta e pianta, ma la vaga scorta
dei sogni, più non è con lei; somiglia
un teschio adesso e con beffardo riso
sembra dirmi: — «Non vedi? anch’io son morta!» —
Ecco l’Ave, la squilla ch’egli udìa,
lo stesso suono... e tornano dell’ore
lontane le memorie: i giorni lieti,
le dolci sere; un’intima agonia
evocatrice che dilania il core.
O morti, dite una parola, dite
una parola!... Con l’orecchio io tendo
tutta l’anima mia... Passa una nube
e l’erba trema... Oh certo voi m’udite,
mi parlate... e son io che non v’intendo.