Parole dell’accusa;
sottili, avvelenate
come pugnali, che il pensier ricusa
d’intendere, che il core sbigottito
non frena, e fra due strette anime innalzano,
rapidamente, un muro di granito.
Parole dei morenti;
rotti, misterïosi
da bianche labbra balbettanti accenti,
dove già parla come il sogno immenso
d’un’altra vita, e noi lascian pensosi,
finchè viviam, del loro occulto senso!
Tutte, tutte io le sento
venir, fuggir veloci,
leggiere, e nel mio capo, sonnolento
di febbre, sveglia nel passar, ciascuna
ombra, un pensiero, un sogno, una memoria;
poi sfuma cheta al lume della Luna.