gremiti, alla notte racconta
lo squillo. Invano l’ora,
o grami fratelli, v’invita
sotto il libero cielo,
all’aria, a quest’aria fragrante
di caprifoglio in fiore,
di glicine in fiore, dall’alito
fresco, che dopo il lungo
tripudio sotto i fiammanti
baci del sole, sazie
esalano l’erbe, le piante,
mentre la notte, l’ala
sovr’esse agitando, le induce
alle tregue feconde.
Invano invano, o rinchiusi
nelle infette caserme,
vi chiama la sera, quest’ampia
bellezza, questo immenso
oceano d’atomi d’oro
palpitanti, ove affonda
in pace d’oblìo l’inquieto
spirito. O miei fratelli,