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già la leggiadria di fanciulle dai sorrisi vezzosi, nè la beltà di giovani innamorati.

«Felice chi, fuggendo ai richiami della materia ed involandosi da questo mondo basso, sale verso Dio volando, rapidamente! Felice l’uomo libero dall’opre e dalle ambasce di questa terra e che si lancia, su per le vie spirituali, verso gli abissi della Divinità! Un raggio precursore di tutta la luce t’aprirà gli orizzonti dell’intelletto là ove brilla la divina bellezza: Coraggio, o mio spirito, dissetati alle eterne scaturigini, elevati con la preghiera, verso il supremo, il Creatore; niuno indugio a lasciare la Terra! Ecco, fra poco, unito al Padre celeste, sarai Dio nel seno stesso d’Iddio!».


V.


Ma le nuvole si addensano di contro al sole. La città era in preda ai partiti più fieri di religione.

Ad Alessandria viveva una grossa colonia di più che centomila israeliti, e v’erano pagani, ed idolatri d’ogni culto, e cristiani ortodossi di tutte le eresie. Nel 414 gl’israeliti si vendicano contro i cristiani dei loro cattivi trattamenti, e S. Cirillo li caccia brutalmente fuori della città e ne saccheggia le chiese. Oreste scrive allora all’imperatore contro la condotta di questo facinoroso, ed egli, a sua volta, accusa Oreste. Oli animi si accendono maggiormente. Il prefetto d’Egitto fa arrestare un tal Jerace, partigiano di S. Cirillo e lo fa battere; ma il popolino cristiano, per rappresaglia, circonda la lettiga del prefetto, e lo ferisce. Un monaco, colpevole di questo delitto, viene giustiziato: allora Cirillo, non già angelo d’amore e di carità, come gl’impone il ministero di Pastore cristiano, giunge a tanta audacia da dirne pubblico elogio.

Una turba di fanatici, che sospetta una nemica in Ipazia, nella gran donna che parla di misteri incomprensibili e che s’oppone alla loro rozza brutalità idolatra, la circuisce a poco a poco di calunnie e di oscure minaccie. Cirillo tenta di concigliarsi l’animo di Oreste e gli si reca innanzi con gli Evangeli, per il giuramento della pace; ma questo tentativo fallisce.

Parve allora ai cristiani che unico ostacolo fosse la venerata cattedra pagana d’Ipazia, della quale Oreste era discepolo. Gli odii si accrebbero. La sorte della filosofa venne decisa.

Vivevano nei dintorni di Alessandria molti monaci, d’infima plebe, schiavi del volere del vescovo; pronti quà ad ardere templi, e là a trar