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«Tutti sono d’accordo nel riferire che Plutarco insegnasse con un certo successo» dice la scrittrice della Revue contemporaine «allorchè Ipazia venne in Atene.»

Il suo insegnamento aveva come punto di partenza Aristotile, di cui egli esponeva la dottrina parallelamente a quella di Platone; ma non si limitava più alle quistioni aride della filosofia greca; allargando il proprio studio fino agli Oracoli Caldei.

Sua figlia, l’ardente Asclepigenia, continua il suddetto autore, comunicava questo sapere divino a qualche adepto favorito. Il suo insegnamento era quasi segreto, e, sebbene in tale epoca fosse già condiviso da un piccolo numero, più tardi doveva venir ristretto ancora di più e diventare una semplice tradizione di famiglia. In questo ambiente Ipazia forse ha vissuto.

Sugli «Oracoli Caldei» ha scritto di recente il teosofo G. R. S. Mead una opera di piccola mole che costituisce i vol. VIII e IX della sua interessantissima collezione di testi e di commenti sull’occultismo classico ed orientale1, intitolata «Echoes from the Gnosis».

I Greci, raccogliendo in Alessandria il sapere dei più grandi popoli della Terra, furono in particolar maniera impressionati dalla grandezza e potenza delle tradizioni sacre dell’Egitto e di Babilonia. Adattando alla loro psiche, ai loro abiti mentali, tali tradizioni, spiegandole e rafforzandole, per beneficare i posteri, con ragionamenti filosofici, produssero quelle grandi opere del pensiero che sono i libri ermetici ed i canti caldaici. Nei primi stavano riassunte le dottrine egiziane, e nei secondi, per aiuto dei soli iniziati nell’occultismo orientale, quelle babilonesi ed assire2. Si parlava in essi, con frasi molto laconiche, del Principio Supremo, dell’Unione Mistica, della Monade e della Dualità, della Gran Madre, degli Eoni, dell’emanazione delle idee, dell’Amor divino, dei sette firmamenti, della natura del Cosmo, delle leggi del mondo sensibile, degli spiriti. Altre sentenze davano insegnamenti sull’anima umana, sui veicoli ed istrumenti della forza spirituale dell’uomo, della schiavitù e liberazione delle

  1. Sono stati pubblicati finora i volumi seguenti: I. The Gnosis of the Mind; II. The hymns of Hermes; III. The Vision of Aridaeus; IV. The hymn of Jesus; V. The Mysteries of Mithra; VI. A Mithraic ritual; VII. The Gnostic crucifixion. L’VIII ed il IX, dei quali ora parliamo, s’intitolano The Chaldean Oracles. (1908).
  2. Poche sono le altre fonti. Il Mead cita, oltre le sue note opere, Frammenti di una Fede dimenticata. (Testo inglese, London, seconda ed. 1906, Theos. Publ. Society; Trad. Ital. Ars Regia, Milano, 1908); e Thrice Greatest Hermes (London, 1906, non tradotta); quella del Kroll De Oraculis Chaldaicis. In Breslauer philologische Abhandlungen, Bd. VII, Hft. I. (Breslau, 1894), e quella del Cory, Ancient Fragments (London, seconda ed., 1832).