Quanto tesor di valide
Braccia, in miserie apriche, in odj bui,
Tingea con folli audacie
D’innocuo sangue il vituperio altrui:
85Quanti all’altar cadeano
D’un bronzeo nume in sanguinose gare,
O di miseria indocili
Fuggian maledicendo il patrio mare,
Oggi a’ nuraghi inospiti.
90All’ardue Sile, alle insalubri chiane
Un salutar diffondono
Fiume di redentrici opere umane:
Che, propagate in fervidi
Commerci, ignari di gelosi insulti.
95Fan che redento a’ secoli
L’immenso core della Terra esulti.
Stendi l’oblio su l’umile
Mia fossa, o generosa itala prole;
Ma sul tuo capo indomito
100L’alta speranza mia splenda col sole!
(Marzo ’96).