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I.
Chi è, disser, costui, che solitario, altero
Sul nostro capo il verso empio saetta,
E su la gloriosa luce del nostro impero
L’ombra sua getta?
Chi è costui, che i tetri sogni sferrando a volo,
Come falchi addestrati in noi li avventa;
E di amor, di giustizia all’affamato stuolo
Parlar si attenta?
Torbido evocatore di pazze ombre, l’abisso
O non vede o non cura a cui cammina:
Con l’occhio, acre di febbre, all’orizzonte fisso,
Ecco, ei ruina!