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Adunque giacchè il mondo per questo suo rigirarsi in tondo non aveva bisogno di piedi, Iddio lo fa senza gambe e piedi.

Così il Dio ch’è sempre ragionò nel cuor suo intorno al Dio che avea da essere un tempo; e fabbricò un corpo liscio, uniforme, col mezzo distante ad uguali spazii dagli estremi, e intiero, perfetto, e composto di perfetti corpi. E messo l’anima nel mezzo, la distese per tutte le parti, e ancora ne fasciò da fuori il corpo tutto attorno, e fece così, un cielo, un cerchio che si volta in cerchio, unico, solo, solitario, ma che stassi per la virtù sua con sè, e non è bisognoso d’altri, e si conosce e s’ama a sufficienza; in somma generò un Dio beato.

Quantunque noi prendiamo ora a ragionare della anima dopo del corpo, Iddio però non la formò davvero più giovine del corpo, perciocchè egli che li collegò tutt’e due, non avrebbe giammai lasciato che il più giovine tenesse la signoria sul più vecchio. Ma noi siamo molto soggetti al caso, ed ecco perchè noi parliamo tal volta pure un po’ a caso. Ma la anima è prima, e più antica del corpo, per la nascita e per la gentilezza, siccome quella che dovea donneggiare; e fu fatta di questi principii, ed in questa guisa ch’io ora dirò. Contemperò Iddio della essenza indivisibile, ch’è sempre medesima, e di quella che si genera nei corpi divisibile, una terza spezie d’essenza, intermedia fra quelle due, partecipante della natura del medesimo e di quella dell’altro; e la pose fra l’essenza indivisibile e medesima, e quella che nei corpi si genera divisi-