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la ridissi altresì loro, stamattina per tempo, per aver tutti insieme una copiosa materia di parlare. Adunque Socrate mio, voglio dirti ch’io sono pronto di raccontartela non solo per sommi capi, ma come l’intes’io, per filo e per segno. La repubblica e i cittadini, che jeri ci adombrasti come in una favola, traslateremo nel vero, dicendo che questa repubblica nostra è appunto la tua; e che i cittadini concepiti dalla tua mente sono appunto quei nostri antichi dei quali parlò il sacerdote: essi s’accorderanno interamente, e non faremo dissonanza affermando ch’erano proprio quegli stessi. Quant’è alla fatica, noi ce la spartiremo in comune, e cercheremo con tutto il cuore di contentarti. Ora bisogna, Socrate, vedere se risponde alla tua mente questo discorso nostro, o se conviene in vece cercarne qualche altro.
Socrate. E quale, Crizia, piglieremmo in vece di questo, il quale fa benissimo al presente sacrifizio, ch’è ad onore della Dea, per la parentela del soggetto; e ha il grandissimo pregio di non essere una favola immaginata, ma una vera istoria? Come, e di dove ne troveremmo altri, se lasciamo questo? non è possibile. Via con la buona ventura pariate voi, ed io v’udirò in riposo, per compenso del discorso che fec’io jeri.
Crizia. Adunque guarda, Socrate, come t’abbiamo ordinate le vivande., Ci parve che Timeo, il quale fra noi vale tant’oro nell’astronomia, ed ha messo studio spezialissimo a conoscere la natura dell’universo, dovesse parlar prima, incominciando dalla generazione del mondo, e facendo fine alla na-