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simile a sè, e all’altre cose? Forse. Sì, imperciocchè, se l’uno ci si mostrò diverso dall’altre cose, queste non saran pure diverse da quello? Perchè no? Adunque l’uno è diverso dall’altre cose, così, come l’altre cose son diverse dall’uno, e non più, non manco? Come altramenti. E se nè più, nè manco, somigliantemente? Somigliantemente. Adunque, in quanto somigliantemente l’uno è diverso dagli altri, e gli altri dall’uno; in tanto, l’uno sarebbe passionato dalla medesima cosa che gli altri, e gli altri dalla medesima cosa che l’uno? Che di’ tu? Questo: quando tu di’ un nome, noi di’ tu per nominare alcuna cosa? Sì, io. Orsù, puoi tu profferire il medesimo nome più fiate o una fiata? Sì, io. Se il profferisci tu una fiata, tu di’ la cosa, della quale quello è nome; e se molte fiate, tu di’ anco quella cosa; e, a un motto, o una o molte fiate che tu profferisca il nome, non accade significar sempre la cosa medesima? Che ne inferisci? Ecco: il nome diverso, è nome di qualche cosa? Sì. Quando adunque tu di’ questo o una fiata, o molte, tu nomini sempre quella cosa, della quale esso è nome. Indubitabile. Quando, adunque, dich’io: le altre cose son diverse dall’uno, l’uno è diverso dall’altre cose, dich’io sempre per tutt’e due l’istessa cosa, della quale la parola diverso è nome. Appunto. Onde, quando dich’io l’uno è diverso dagli altri, e gli altri son diversi dall’uno; sì l’uno è passionato dal diverso, sì gli altri, cioè tutt’e due dalla medesima cosa: e or quei che son passionati dalla medesima cosa, non sono simili? Sì. Dunque