Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/33


33

e due no? Non è egli possibile. E, quelle cose che son due, c’è argomento onde ciascuna d’esse non sia uno? Non c’è. Dunque, stantechè queste cose pigliate insieme, son due; ciascuna d’esse, è uno. Egli è manifesto. E stante che ciascuna d’esse è uno, congiugnendo uno a qual si sia coppia, il tutto, non è tre? Sì. Il tre dipoi, non è dispari: è il due, non è pari? Come no? E, inoltre, non dappoiché il due è, necessariamente è il due volte: e non dappoi ch’è il tre, anco è il tre volte; conciossiachè nel due sia due volte uno, e nel tre, tre volte tre? Necessariamente. E se il due e due volte è, non è mestieri che ancora il due volte due sia? e se è il tre e tre volte, non è mestieri che eziandio il tre volte tre sia? Come no? E se il tre, e il due volte è: e il due, e il tre volte; non è mestieri che il due volte tre, e tre volte due siano pure? Senz’alcun dubbio. Pertanto, e il disparimenti dispari sarebbe, e il parimenti pari, e il disparimenti pari, e il parimenti dispari? È cosi. Se adunque è così, estimi tu che rimangavi alcun numero, il quale non sia necessario essere? No. Per la qual cosa se uno è, anche numero è, necessariamente. Sì. Ma, se numero è, anche un molti è, e una moltitudine infinita di enti: o forsechè non un numero diventa, infinito di moltitudine e partecipante dell’essere? Sì, per fermo. Or, se tutto il numero partecipa dell’essere, non ne dee partecipare anco ciascuna parte del numero? Sì. Onde, in tutte le cose che son molte, l’essere è partito, e da nessuno degli enti stassi discosto, nè dal più piccolo, nè dal più grande: chè, a pur di-