imperciocchè li, di dove trasse l’anima la sua prima origine, Iddio sospese il capo e la radice nostra, e per tanto fece il corpo diritto. Adunque a chi si dà ai desideri
sensuali e alle iraconde contese, e vivamente
vi si travaglia, è necessità che tutte le opinioni suenascano mortali; e che, per quanto è supremamente
possibile, ei divenga mortale tutto tutto, come colui
che appunto quella parte sua ch’è mortale messe in
rigoglio: a chi, all’incontro, si studia nell’amore della
sapienza e nelle intelligenze della verità, e s’é in
questo esercitato più che in altra sua cosa, ponghiamo
che abbia esso attinto la verità, allor egli
è necessario che letizii la mente in cose immortali
e divine, e che per quanto natura umana esser può
vasello capace d’immortalità, se n’avvivi tutto; ed
è necessarissimo ch’egli, come colui che ha cultivato
il divino, ed ha nel suo ostello un demone bellissimo,
beato sia sopra ogni altro. Onde per ciascheduno
la cura di ogni specie di anima, una è, cioè
darle, com’è debito, i cibi e movimenti che le son
propri; ma al divino che abita in noi sono movimenti
cognati i pensieri e le revoluzioni dell’universo;
ciascheduno deve dunque seguitare queste
e deve addirizzare e comporre i giri del nostro
capo, guasti presso alla nascita, mediante la considerazione
dell’armonie e revoluzioni dell’universo,
acciocché esso assimigli ( il suo intelletto) contemplante
(all’obbietto) contemplato, conforme alla sua
primigenia natura, e per codesta simiglianza arrivi
il fine proposto agli uomini dagl’Iddii, quello