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ciocché essi, difendendosi l’un dall’altro, si contrappesino e si conservino sani. Per tanto il mattematico, e chiunque è intento ad alcun altro lavoro di mente, renda il dovuto movimento al corpo, dandosi alla ginnastica; e chi pone sua cura a formare il corpo, renda i dovuti movimenti all’anima, giovandosi della musica e di tutta la filosofia; se essi hanno a cuore d’esser chiamati a ragione insieme bellli, e insieme buoni da vero. E similmente s’hanno da curare le (singole) parti del corpo, imitando la forma dell’universo. Stantechè essendo il corpo internamente scaldato e infrigidito dalle cose che v’entrano, e, da altra parte, seccato e umidito dalle cose di fuori, e provando esso altre mutazioni seguaci di coteste due sorta di movimenti; quando persona dia il corpo suo, che quieta, in balia dei detti movimenti, fa si ch’esso venga soperchiato e disfatto: ma se persona imitando quella da noi addomandata balia e notrice dell’universo, a tutto potere non lasci giammai quietare il suo corpo, e lo mova, e procurando sempre in tutte le membra alcuni scotimenti, respinga, come vuole la natura di quello, i moti di dentro e di fuori; e cosi, modestamente scotendosi, le affezioni e le parti vaganti del nostro corpo secondo parentela componga in ordine; egli in questa maniera, secondo ciò che dicemmo sopra intorno l’universo, non lascerà il nemico allato al nemico a far guerre e morbi al corpo, bensì procaccerà che l’amico stia d’accosto all’amico a fare la salute. Fra i movimenti, quello che