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Oltre a ciò, se al cattivo temperamento del corpo si aggiungano cattive istituzioni, e nelle città discorsi cattivi si tengano in privato e in pubblico, e non s’apprendano da giovanetti dottrine che siano alcun remedio a cotai mali, ecco, per codeste due cagioni noi cattivi divenghiamo involontarissimamente cattivi; e se n’ha sempre da accagionare i genitori più che i figliuoli, gli educatori più che gli allievi: ciò non ostante si sforzi ciascheduno, come può, per mezzo dell’educazione, gli studi e le dottrine, di cessare la tristizia e d’abbracciarsi alla virtù.

Ma via, questo soggetto domanda altra forma di ragionamenti. Ben conviene esporre alla sua volta, e questo sarà il contrappelo, come si curano e conservano i corpi e le facultà del pensiero; conciossiachè sia, più giusto d’assai ragionar de’ beni, che de’ mali. Or via, tutto quel ch’è buono, è bello; il bello non è senza misura; dunque altresì l’animale che vorrà esser buono, si dee supporre commisurato. In fatto di commisuranze noi, veramente, percepiamo e consideriamo le piccole, e alle principalissime e grandissime non poniamo mente. Così in rispetto alle sanità e ai morbi, alle virtù e alle tristizie, non c’è commisuranza e dismisuranza maggiore di quella dell’istessa anima verso allo stesso corpo; tuttavolta non vi ragguardiamo, nè concepiamo con la mente che, quando un’anima poderosa e grande è portata da un corpo assai fiacco e piccolo, o quando interviene ch’essi si congiungano in forma contraria, l’intiero animale non è bello, appunto